Noi Peer Educator
Tutto è iniziato a Novembre quando un giorno sono entrate in aula due psicologhe assieme al professore di scienze Massimiliano Mancini. Lo stupore e qualche domanda sono state le prime cose che abbiamo sentito e pensato.
Le dottoresse hanno illustrato il progetto che trattava di approfondire gli argomenti relativi al fumo, alcol, sport e alimentazione per poi spiegarli alle classi della nostra scuola.
Ma prima di raccontare l’esperienza bisogna spiegare il significato del nome peer education: peer, =pari, ed education, =educazione. Quindi educazione tra pari.
Le psicologhe ci hanno diviso in 4 gruppi ai quali hanno assegnato un argomento ciascuno su cui lavorare. Gli incontri sono poi continuati periodicamente con ricerche e spiegazioni. Ogni gruppo, intanto, cercava, approfondiva e creava cartelloni inerenti l’argomento.
Trascorsi alcuni mesi, abbiamo rivisto le psicologhe che ci hanno comunicato che avremo presentato i progetti alle classi nel mese di Marzo.
Ed ecco il giorno tanto aspettato. Eravamo tutti in fermento. Per due ore saremo stati Peer Educator.
Ci ‘assegnano’ la 2C e la 1F. Che emozione!
Entriamo nelle classi e spieghiamo con gli occhi degli alunni addosso. L’ambiente è decisamente diverso da una lezione statica per due motivi: perché l’alunno è attivo spiegando e perché la lezione è tra pari. Mi piacerebbe impostare questa tipologia di lezione anche in altre materie.
Finite le presentazioni ci confrontiamo tra peer educator e le opinioni sono molto simili: da parte degli alunni l’attenzione e l’interesse sono stati predominanti.
Quest’esperienza è stata bella per ognuno e le conoscenze rimarranno sempre in ognuno di noi.